Il 31 dicembre pomeriggio sono andata a trovare un’amica.
“Che fai stasera?”, naturalmente ce lo siamo chieste a vicenda. È ovvio, la sera di Capodanno uno fa sempre qualcosa.
“Vado a una cena” rispose lei “Sai, saremmo dovuti andare in montagna ma due persone malate non sarebbero potute venire. E io non ce l’avrei fatta a divertirmi senza di loro. Un conto è se sai che ci sono delle persone che stanno male in generale nel mondo, un altro è quando queste persone le conosci, e sei consapevole che se non vengono a cena con te si passeranno il Capodanno da sole”.
Forse il trucco consiste nell’imitare la mia amica: tenersi vicine, strette accanto a sé le persone sofferenti. Di qualunque sofferenza si tratti. E camminare insieme, in un nero che a noi, non tanto o non solo per merito ma soprattutto per caso, ci pare grigio. Ringraziandole, perché ci ricordano che la felicità esiste solo se condivisa. Ma condivisa con il maggior numero di persone possibile, non solo con i nostri amici.
E non aver paura di tendere la mano in cerca di sostegno, quando nel nero ci siamo noi. Se siamo in difficoltà e chiediamo aiuto, stiamo già dando il massimo.
Arianna
bellissima.
In particolare il punto su cui fai riflettere tra il dare aiuto ed il chiedere aiuto.
Spesso è molto più difficile chiederlo che non darlo.
Perchè a chiederlo serve umiltà e nel darlo generosità. E la prima di queste due è una qualità ben più rara.
Chissà se un giorno riusciremo a trattare il nero alla stregua di tutti gli altri colori, ne più ne meno di un giallo sole o di un blu oltremare! Un abbraccio Ari
Per Giacomo: concordo, chiedere aiuto è molto più difficile, implica accettare la nostra fragilità e vulnerabilità.
Per Giulietto: ma sai che in effetti “c’hai raggione”?! Perché il nero è diverso? Se ci capitano difficoltà ci domandiamo “perché?” mentre se ci capitano momenti felici no. Ma il nero occupa tra i colori la stessa posizione che il lupo occupa tra gli animali: non sono più cattivi degli altri… fanno semplicemente il loro dovere! E poi, se è vero che quando è tutto nero non distinguiamo le forme, perché immaginiamo che l’oscurità celi mostri terribili e non, ad esempio, esseri gentili?
Ci penserò su… 🙂