Sembra che.. parlare uno sopra l’altro.. sia divenuta una cosa naturale di sti tempi,arcituffolo! Ognuno spreme fuori ad alta voce ciò che gli passa per il cervello a caccia di approvazione, fingendo di ascoltare l’altro.. nei migliori dei casi. E’ no, no e ancora nain! Mi ritengo fortunato di poter approdare ad una Scuola di Ricerca Interiore (vedi a lato) nella quale la Condivisione è presente come l’aria che respiriamo. Nella quale PRIMA si ascolta, mentre si RESPIRA.. e poi… sempre RESPIRANDO ed ASCOLTANDO può accadere ..la Parola.. come un fiore che cresce libero in uno spazio dolcemente attento, come un’onda che si fonde in un’altra onda, come una nota che segue quella precedente in modo armonico… e si condivide, il silenzio come il suono, il significato come lo scherzo, il sorriso come il pianto e si FA SPAZIO.. i giudizi vengono lasciati cadere, non attecchiscono, ed ognuno si sente libero di essere se stesso e di esprimersi con serenità percependo di essere considerato davvero, direi amato..
Ma il mondo, il mondo è un covo di ultra-sforzi. Si vuole avere ragione, si vuole essere ammirati, si vuole essere al centro dell’attenzione, si vuole manipolare la scena, in altre parole ci si vuole Sentire attraverso il consenso dell’altro. In ciò non vedo libertà, nè la possibilità di condividere veramente il momento.. perchè si è troppo nella testa, si è troppo concentrati su se stessi. Condividere, per me, è FAR SPAZIO, ed accogliere qualcosa che si manifesta per la PRIMA VOLTA. Generalmente si dà per scontato chi abbiamo di fronte, soprattutto in famiglia.. e quindi non si ascolta e non si osserva veramente. Tutto si può condividere quando c’è presenza mentale ed apertura..
Voi che ne pensate?
Raji
Condivido ( 🙂 ), Raji, noto anch’io le dinamiche che descrivi e -purtroppo – so di esserne condizionata. Ci sono persone e ambiti salvi da questi meccanismi, ma mi accorgo di quanto sia difficile non farsi risucchiare da questa logica nelle relazioni professionali o quando ci si trova in compagnia di persone appena conosciute, a cui si vorrebbe dare una “buona impressione” di sé. Perché? Credo per mettere una toppa sulle ferite, insicurezze, ombre che fanno soffrire. Una toppa temporanea, naturalmente.
Dovessi vedere che sguardi complici faccio al prof quando mi interroga.. eheh..
C’è da dire che viene più naturale essere se stessi con chi fa altrettanto.
Si vuole star bene insieme agli altri e questo a volte ci mette nella condizione di modularci un pò per garantirci un sorriso..
Non credo che ciò sia una cosa poco buona, l’importante è rendersene conto..
Ciao arikitaaa
Haiku
” Come Sole nella Pioggia
germoglia
delicato
il Fiore
che non c’è ”
Paolo