Mi capita spesso di ascoltare una musichina in macchina o con l’mp3 ed associare quanto sto ascoltando con l’immagine che ho di fronte ed è come se, il più delle volte, ci fosse una magica ed incredibile sintonia tra l’una e l’altra…. una sorta di collaborazione segreta. Come se l’una parlasse dell’altra… ed intanto si mescolassero con le mie emozioni dando vita ad un’opera di cui mi sento protagonista. Osservare davvero è una giostra! E’ come perdersi costantemente all’interno di un dipinto che cambia la sua forma incessantemente. Un dipinto unico ed originale che si dispiega in infiniti colori e gradazioni. E’ uno spettacolo a tempo pieno ricamato da Mani Invisibili ed il biglietto per osservarlo non costa nulla. Nulla! O meglio….
Costa l’intenzione di volerlo osservare senza darlo per scontato. Si parla di impegni, di problematiche, di cose da fare… senza prendersi il tempo di osservare il mondo in cui siamo, le arti straordinarie in cui siamo letteralmente immersi. E i volti delle persone? Quanto ci dice un volto senza che questi apra bocca?… spesso, molto più delle parole… trovo che sia bellissimo conversare osservando le sfumature cambiare sui tratti del volto del nostro interlocutore, è un pò come comunicare più intensamente. E anche le parole prendono il loro posto nell’insieme, così perdendo il primato della posizione. Lo stesso discorso si può fare anche per i suoni e per i toni di voce….
E’ bello incontrarsi davvero. E lasciarsi toccare dalle particolarità dell’altro. Riscoprisi insieme, ascoltandosi ed osservandosi come fosse la prima volta… perchè… in effetti… lo è…. da un punto di vista chimico. Dipende solo da noi.
Raji
Grande, Fil!
Grazie 😛
È difficile osservare come dici tu e ascoltare davvero. Per farlo bisogna resistere alla tentazione di essere occupati. Ci sentiamo meglio quando siamo occupati, quando mandiamo e-mail mentre parliamo al telefono, navighiamo su internet, cuciniamo, facciamo “qualcosa” insomma. Quando ascoltiamo (ascoltiamo?) musica mentre studiamo o lavoriamo. Così abbiamo l’impressione di “non perdere tempo”, di stare sul pezzo. Se siamo indaffarati, allora tutto va bene. Il peccato più grande che si possa commettere è il “non avere niente da fare”.
Ho assistito a una lezione-dimostrazione di danza indiana Kathakali due giorni fa. Il danzatore ha detto: “Nel kathakali bisogna stare immobili per molto tempo. Ma non è vera immobilità. Si sta immobili all’esterno, ma si lavora internamente, con micro-aggiustamente continui”. Mi sembra che invece dilaghi la tendenza opposta: muoversi esternamente, mentre internamente non succede niente.
“muoversi esternamente, mentre internamente non succede niente.”
…interessante, davvero!
Si è vero. C’è una tendenza a ricercare la.. notizia(l’occupazione prima)… piuttosto che la… percezione(intesa anche come ascolto ed osservazione). Credo sia questo in effetti alla radice della questione. Essere impegnati nel “sapere”, inteso come assorbire informazioni, piuttosto che nel sentire e delle sue sfumature. Ogni tanto immagino di esser trasportato in un mondo alieno di cui non conosco nulla, in cui nulla mi è familiare. E mi chiedo… che cosa.. di quanto faccio ora mi sarebbe utile lì? In stile Avatar, magari..
Esiste qualcosa su cui posso lavorare che abbia un significato forte per me?
La cosa curiosa e staordinaria è che.. in un certo senso… noi viviamo tutti i giorni in un mondo diverso(perchè tutto cambia e tanto!)…. ma abbiamo perso gli strumenti per riconoscere queste trasformazioni e per coglierne la bellezza intrinseca. Quante cose ci sfiorano senza essere…. vissute, gustate, assaporate… perchè DIAMO PER SCONTATI gli eventi, le situazioni, i visi delle persone, i toni di voce, gli sguardi, i tramonti, i gesti.. sparo una percentuale… un buon 99,9% delle cose?
Sat cos’ela toi… ? Che dormim….
Ciao Ari, Ari… spero che ci vediamo presto!!Un abbraccione, Fil