Gli eroi, ci insegnano, compiono delle imprese e queste imprese devono essere memorabili, scolpite nel tempo, immortali… altrimenti loro non sarebbero eroi… Ma allora, come si entra nella storia? Come si rompe quella sottile linea tra la celebrità e l’immortalità? Molti direbbero “morendo”. Quanti personaggi infatti sono diventati eroi, idoli, simboli attraverso la loro morte..? La morte come sacrificio ultimo per una causa. Il caso che vi racconto è particolare, l’eroe di cui vi accennerò ha preferito la morte alla vita, ma non ha scelto una morte reale, ha optato per vivere in un limbo che gli consente di essere eroe e al contempo di continuare a compiere la sua impresa.
Roberto Saviano ha scelto, in giovane età, di non vivere, di essere quello che in gergo chiamano “uomo morto che cammina”. Ha scelto di vivere in case senza finestre, di girare in macchine con i vetri oscurati sotto protezione di 7 agenti, di cambiare paese e abitazione di continuo. Pensate, ha scelto di negarsi la possibilità di passeggiare sul lungomare della città dove è nato, di scendere a comprare il pane o andare a cena in un locale con gli amici… insomma di vivere una vita normale. In nome di cosa? Nel nome di un’impresa… Quale? Raccontare al popolo italiano delle storie, ma non delle storie nuove, delle storie che tutti conosciamo, anche fin troppo bene, ma che non amiamo raccontarci spesso…delle storie vecchie anche più dell’Italia…delle storie che…se non ce le raccontasse un’eroe, che cosa ce ne faremmo di queste storie? Probabilmente le attribuiremmo al passato o ad una terra lontana dal nostro cortile; le lasceremmo passare inosservate, perché noi italiani siamo così, abbiamo un cuore grande e una mente piccola, con una memoria ancora più insignificante… Ogni giorno siamo colpiti dalle informazioni come da una bufera: sapete quando il vento prima di graffia la faccia e poi ti flagella le ossa da un’altra direzione? Ecco sì, proprio così… e non riusciamo più a capire dove stia la verità… siamo vittime della nostra stessa emotività, privi di raziocinio, giudizio oggettivo e fondamentalmente dei codardi e degli ipocriti. Oggi siamo di qua e domani… beh non ci pensiamo due volte a saltar di là, siamo la personificazione del termine politico “bandwagoning”, quelli che saltano sul carro del vincitore e salutano la folla dall’alto in basso. Oggi gran parte del nostro paese è salito su questo carro, celebriamo tutti l’impresa dell’eroe, ma domani, quando dovremo scegliere chi votare magari ci scorderemo di tutte queste storie e con una soave musica in sottofondo lasceremo che il nostro cuore guidi la mano sulla scheda elettorale. E’ la storia del nostro paese, fatto di ipocrisia e clientelismo… pensate, per un momento a quante volte abbiamo fatto i voltagabbana dopo l’unità del paese in politica internazionale e in politica interna… sembra che il nostro paese sia affetto da una strana sindrome, che ci rende tutti schiavi e padroni allo stesso tempo, galeotti e secondini a seconda dell’opportunità da cogliere.
Oggi celebriamo la vittoria di un eroe che si è televisivamente imposto con la qualità e il buon senso sulla mediocrità del piccolo schermo, ma siamo sicuri che domani non lo metteremo sotto formalina assieme ai grandi personaggi che rendono grande il nostro paese e torneremo ad essere anestetizzati dal torpore che ci contraddistingue?
Io credo che si possa celebrare il tentativo dell’ennesima rivolta civile, dove tutte le persone che sperano di sovvertire l’ordine attuale delle cose si sono sentite per qualche ora della loro vita in compagnia, ma siamo sicuri che queste persone siano poi la maggioranza?
Rob
Non sono la maggioranza, ma sono almeno persone che si muovono, che anche con una firma fanno qualcosa per mostrare il desiderio di cambiare. Dal mio punto di vista ogni cambiamento è benvenuto, ma dobbiamo proporci per un cambiamento totale, un sovvertimento dei valori e non solo della politica, che non è altro che la punta dell’iceberg. Sebbene ammetto che… la politica, la corruzione e tutto quel che ne consegue…taglierei volentieri questa punta di iceberg.
Non si tratta solo di politica infatti… ma di un atteggiamento diffuso di ipocrisia e menefreghismo che puoi trovare anche nella vita di tutti i giorni: la leggi nell’incoerenza delle persone, nella superficialità dei comportamenti, nella tendenza a calpestare qualsiasi valore in nome del raggiungmento di un obiettivo… la politica non è altro che lo specchio della società. Purtroppo c’è bisogno di un cambiamento profondo: dalle basi alla punta dell’iceberg.
Ah tra l’altro…
…io conosco un metodo, per crescere al punto da non essere delle banderuole 😛
Ah, sì? E quale sarebbe Jiulius?
Molte parti di questo articolo mi ricordano un articolo che ho scritto io. Paro paro. Inclusa l’immagine dell’eroe. Chissà perché.
Sono contento di averti ispirato 🙂 quasi due anni dopo hai scritto un articolo simile. Controlla le date la prossima volta 😉