Quand’è stato che s’è perso chi è perduto? Quando ha smesso di provarci? Quando, infine, ha detto: “Basta”? Quale goccia, nel vaso già colmo? Quale ferita, l’ennesima eppure la prima, ché – di colpo – fa cinico il deluso? Quale incontro è il primo che lascia indifferenti, impermeabili al dolore, causato oppure subito? Quale rifiuto sulle pieghe stropicciate, di lacrime e maledizioni? Quale sconfitta sulla schiena d’un vecchio, tra i cartoni e il cielo, giallo di notte? Quale sguardo sulle ragazze accartocciate, in un centro commerciale o sedute accavallate, su altre gambe, le prime, per caso capitate? Quale parola sui bimbi cresciuti così, a rincorrersi fuori dal gioco, per un pugno di soldi in tasca, un iPhone?
Dimmi quando si son persi, quando il primo “Fuck this life”, contro un Dio che non c’è, eppure serve, da capro espiatorio.
Arianna
🙂
Beh, uno può anche prendersi un’incazzatura provvisoria… quando la frustrazione vince temporaneamente sulla voglia di vivere.
Fortunatamente non tutto è definitivo, e le sensazioni mutano continuamente, anche per un solo piccolo segno di comprensione. 🙂
Sì, è vero: non tutto è definitivo e, se ci siam persi, possiamo ritrovarci. Però può essere utile conoscere il quando, e il come 😉
Un abbraccio!