
E’ come su ognuno di questi giorni tu divorassi un pezzetto del mio esistere, del mio respirare ed ingrandissi a mie spese diventando più ampia del campo visivo fino a coprire interamente campi e nubi e l’orizzonte intero.
O meglio, come se per magia ti trasformassi in tutto questo e le cose parlassero con la tua voce i tuoi denti, i tuoi svaniti respiri. Ma non per questo vorrei dirlo ricordo, aberrazione: manchi da sempre e da sempre apri i soliti sentieri biforcuti. “Tutto – continuo a dirmi – ti produce come un morbido succo che sa d’anni e d’ospiti mal ricevuti”.
In dono appena la speranza che restino, chissà dove nascoste, briciole di vita mai posseduta raccontata in voce notturna sopra irrequiete spirali di fumo o polverose tastiere di inchiostro.
Dense stagioni di rimorsi; poi che tutto questo mio sorridere per spine evitate o per mani che hanno imparato il prezzo di solitudini chiassose ha perso il valore di un tempo.
poi che tutto
questo mio sorridere per spine evitate
o per mani che hanno imparato
il prezzo di solitudini chiassose
ha perso il valore di un tempo.
Se non ricordo male questa parte stava anche in un’altra poesia…?
Bella, comunque! 😛