Il confine è all’ordine del giorno, il confine è sui giornali. Moltissimo della nostra vita si riassume in una continua guerra al diverso, dettata da una xenofobia quasi ancestrale, quasi non-umana per la sua complessità, per il suo radicamento e la sua frequenza in ognuno.
A livello fisico, mentale, emotivo, a livello della personalità, a livello di società quasi tutto l’atteggiamento umano si riassume nella paura del diverso.
Così, con il confine ed il muro, teniamo gli altri lontani e al contempo delimitiamo ciò che siamo davvero. Siamo “di qua” rispetto al “di là”. Siamo belli e non brutti, simpatici e non stronzi, bianchi e non neri, forti e non deboli, israeliani e non palestinesi, umanisti e non scienziati e tutti i contrari e tutti gli opposti. E gli altri stanno fuori. Non sappiamo dove, ma fuori.
Il confine ci delimita, segna la geografia della nostra nazione, ma anche della nostra personalità e della nostra vita. Attraverso la distanza dall’altro prendiamo coscienza di noi stessi. Sono convinto che se arrivassero gli “alieni” saremmo d’improvviso più consapevoli di essere “esseri umani”. Quelli però tardano e noi ci scanniamo.
Più il nostro confine è chiuso vicino al nostro centro, più si manifesta la nostra piccolezza. Il confine rappresenta il limite della nostra mente. Questo oggi mi è chiaro. Per ogni essere umano che teniamo fuori, per ogni emozione, ogni sfaccettatura che guardiamo come altro, per ognuna di queste cose, noi siamo più piccoli, sempre più piccoli.
Sempre più piccoli, più piccoli, più piccoli. Sempre più piccoli…
Giulio
“Sono convinto che se arrivassero gli “alieni” saremmo d’improvviso più consapevoli di essere “esseri umani”. …
oh, si! Eccome….
Nice osservation…… Hulietten!