Partire.
Restare.
Voglia di partire.
Voglia di restare.
Come due cavalli che tirano la biga in direzione opposta ella resta ferma, aspettando una terza forza, esterna, che la smuova, che rompa quell’equilibrio, quello stallo generato dalle prime due forze, opposte.
E si attende il fatto, quel fatto scatenante, la scintilla sulla benzina, la spinta definitiva di quel masso, sull’orlo del burrone. Affinchè il moto avvenga bisogna rompere quella situazione d’indecisione, quella è la battaglia da vincere, vincere l’indecisione, e passare finalmente all’azione.
Forse, mi dico, non è nemmeno importante cosa si sceglie, ma basta scegliere. Imparare a scegliere: la cosa più difficile. Che si parta o si resti, poco importa, l’importante è agire in un verso o nell’altro, e non rimanere bloccati a quel bivio, guardando i cartelli, per degli anni.
Al bivio non ci si stabilisce, non c’è vita ma solo sospensione della stessa.
Vivere al bivio è vivere nella propria incapacità di vivere.
Eppure, talvolta, una sola scelta diventa la cosa più difficile da fare.
Talvolta si preferirebbe qualsiasi cosa pur di non scegliere.
Eppure al bivio non si può stare.
Giacomo
Un bel post! Ma soprattutto pernso che la scelta determinante sia studiare…la fine! La scelta finale…E a tal proposito ti invito a riflettere sul senso della fine, del finale…su Vongole & Merluzzi!!!
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/05/06/gran-finale/