Laddove sei ferito, un po’ di balsamo ti dà sollievo. Ma, allo stesso tempo, può renderti dipendente da chi lo dispensa. Il benefattore, dunque, si assume una grande responsabilità nei confronti del ferito e deve stare attento a dosare le attenzioni, per non fare promesse (o far pensare a eventuali promesse) che non può mantenere. Nel momento in cui qualcuno fa sorridere qualcun altro che non ha proprio voglia di sorridere, o gli fa arrivare un po’ di affetto nel momento in cui le sue ferite urlano vendetta sta creando un legame. Il rischio, però, è che il benefattore si trasformi in carnefice, perché qualunque legame – una volta creato – non può essere sciolto senza dolore.
Arianna
ma bisogna fare attenzione a non usare l’altro come disinfettante… a volte le ferite rimarginano prima se lasciate all’aria aperta a guarire da sole perchè poi la pelle, quando si fa nuova e la ferita si chiude, è più forte e non ha bisogno di balsamo, s’accontenta di amare.
oh ,e te lo dice una che aspetta da anni di rimarginare le ferite e continua ad aprirsele da sola:-) c’è anche del gusto nel grattare via la crosta con le unghie, correndo il rischio di lasciare cicatrici.ti voglio bene.
E’ vero, Martulins, però se il balsamo arriva quando meno te l’aspetti è molto difficile dire: “No, grazie, preferisco soffrire ancora un po’ e lasciare che le mie ferite guariscano da sole”. Ti pare? E comunque mi sembra giusto attribuire almeno una parte di responsabilità a chi con troppa leggerezza crea e scioglie legami di varia natura, senza alcuna considerazione per chi sta dall’altra parte del nodo.
mi pare:-) ma mi pare anche giusto concentrare la rabbia contro quelle piume spelacchiate sul cappello:-)
Ah beh, se vogliamo parlare di piume spelacchiate e di cappelli spalanchi una porta aperta! 😉
Un abbraccio.