Chiatta sul rivo, le sponde lontane
il grido di un gabbiano, lo seguo.
Uragano maelstrom blu grigio d’acqua
un vivo spirito animale ne è ricoperto;
ulula morde e si difende, irrazionale,
dal sole, sfera d’oro, indicibile pacatezza.
Scelgo parole, compongo la scena:
immagine astratta che vivo, confuso,
da sole e da animale, ripetutamente,
costruendo e combattendo quel vortice.
Tra gli universi un falco vola:
lacera i confini dei mondi,
li cuce assieme, ago che congiunge.
I giorni si susseguono in un lancio di dadi
tra le rose le spine e il sonno, noia a tratti
a tratti nostalgia e odio, verso gli altri
verso me stesso, verso tutti: te compreso.
Perchè sei di nuovo qui?
Mi alzo al mattino e ho quarant’anni
voglio un figlio, voglio un lavoro, una vita.
Annuso l’aria di città, oggi è diversa.
Com’è che il vino ha perso il suo gusto?
Riesco a guardare una goccia di rugiada
su una foglia, sorridere al riflesso del sole,
all’immagine distorta del mondo attraverso quell’acqua
e poi sventrare un pesce per cena,
i miei piedi per terra,
la mia fantasia nelle scarpe.
Giacomo