In balia delle emozioni
il marinaio è naufrago,
palla da biliardo
sul tavolo non suo,
complice del suo ozio
l’esser là senza remi.
Perchè sei partito,
mi chiedo, se stai come me?
Oggi dormo randagio:
non ho un tetto
e tutto mi piove.
Giacomo
Bravo, James, mi piace. Però non mi convince del tutto il rimprovero velato che mi sembra tu muova al marinaio. Forse i remi si possono costruire strada facendo (almeno in parte), perché se aspettiamo d’essere pronti al 100% per partire, il rischio è di non partire più. Questo però non significa non far proprio il monito di Seneca: “Animum mutare debes, non caelum”, ma semplicemente accettare l’imperfezione e la fragilità come caratteristiche intrinseche della condizione umana, senza renderle eccessivamente paralizzanti. D’altra parte, è anche vero che ogni persona ha la sua storia, e in alcuni casi partire può essere davvero “troppo”.
sì sì l’hai capito il rimprovero.
sostengo che chi sta in balìa delle emozioni irimediabilmente naufraga. E spesso succede perchè non si prendono “i remi”, ci si lascia vivere in qualche modo, lasciando che qualcun altro decida la nostra strada, il percorso di noi stessi palla da biliardo. Senza remi vuol dire un vivere oziosi, lasciarsi vivere dagli eventi, non sapersi imporre e prendere delle scelte. Allora la metafora finale calza, chi vive in balìa delle emozioni vive in balìa dei venti interiori, del tempo che fa dentro di noi, e si becca tutte le intemperie in testa. Per questo uso randagio, perchè è termine usato per animali, ai quali paragono l’uomo che si lascia vivere. E’ un po’ contorto però nel complesso mi piace come è uscita…