Manciata di donne morte
urla private
come vita
da non mostrare.
Inghiottite dentro a un corpo
sudato per altri
nella schiena e le dita
riproduzione obbligata.
Molti “se”, “se soltanto”
eppure “già”
“di nuovo”.
Arianna
Foto: Nadia Lambiase
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Pubblicato da arikita
Che ci faccio qui, su questo pianeta? Di preciso non lo so. Me lo chiedo spesso, però. Per ora sono arrivata alla conclusione che sia per contribuire a rendere la realtà interna (me stessa) ed esterna (il mondo in cui vivo) un posto più accogliente per tutti. Per sentire mie le battaglie combattute in nome dell’uguaglianza, della libertà, della giustizia. Per esercitare la compassione e provare a comprendere.
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molto bella l’ambivalenza del “private”, nelle “urla private” (agg/part.pass: me la sono immaginata?)
e di nuovo, dell’ “inghiottite” (le donne? le urla?)
ma soprattutto mi piace “un corpo/sudato per altri/nella schiena e le dita/riproduzione obbligata”
anche se mi sfiora il dubbio che sia una lettura un po’ ideologica – insomma, se fossero morti operai uomini, non si sarebbe potuto dire di loro che vivevano un corpo “sudato per altri”? – comunque caccio presto il dubbio: perché la poesia mi piace molto.
Non ci avevo pensato alla lettura ideologica, in realtà mi riferivo al fatto che gli operai (uomini o donne che siano) faticano, sudano per qualcun altro (gli azionisti della loro azienda, nella maggior parte dei casi).
L’ambivalenza che ti è piaciuta, poi, non era voluta, ma ora che me l’hai fatta notare piace anche a me, grazie 😛
capisco! ero stata tratta in inganno da quel “riproduzione obbligata”