Il poeta alla fine è un vile,
‘che gli vien l’ispirazione
di scrivere ciò che è,
‘che gli arriva l’emozione nuda
che gli basterebbe ritrarla,
semplice semplice, sfrondarla delle parole
di troppo, e invece, pauroso
di mostrarsi schietto come la sofferenza,
di dire ciò che prova, su due piedi,
si nasconde tra mille artifici;
nasconde se stesso tra i giunchi
di metafore e paroloni,
prende la poesia e la contorce,
la ritorce, la modifica, la complica
che gli altri non lo capiscano,
non sia mai che lo comprendano,
lontano dal rischio di svelarsi l’anima,
e rimane così difeso e protetto
dietro la paura e il distacco,
con l’aria da colto, superiore,
una bella figura decisamente da artista.
Giacomo
Non saprei, James, non mi ritrovo moltissimo in questa interpretazione della scrittura poetica. Certo, scrivere poesie può essere un modo per sublimare un vissuto emotivo, ma non per questo lo ritengo qualcosa di negativo. Anzi, il fatto che altre persone (anche sconosciute) possano riconoscersi nelle parole del poeta mi pare molto bello.
Io quand’ero più piccolo, facevo così. Complicavo la scrittura, apposta, ma forse più che altro per sperimentarla. Quando lo facevo ero soddisfatto, ma rileggendo dopo mesi non lo ero più. Ora cerco, anche nella raffinatezza dell’espressione, la semplicità.
Le metafore, sono la porta del cielo (questa è una metafora nda!)
G!
Pensavo che in fondo, il poeta non è affatto un vile. Forse, non lo pensi nemmeno tu. O lo pensi davvero?
mah, dipende dalle poesie che fa e su che argomenti. Più che altro dovremmo sfatare il mito che essere vili è deplorevole. È semplicemente il comportamento di chi ha paura, e, onestamente, ne abbiamo tutti. Solo il vero coraggioso potrebbe dire al vile che sta sbagliando. Io oggi posso solo ricordare a me stesso di comportarmi da coraggioso, e lo faccio ricordandomi con una poesia il meccanismo che accade nel fare una poesia da codardo. è un po’ contorto…
tra il resto me gusta che la poesia vi abbia fatto riflettere e che il tema vi abbia solleticato la voglia di postare la vostra opinione! yeye
Il poeta è un’artista e l’emozione che lui prova te la trasmette come vuole, ti arriva e la riconosci e la comprendi, come sentire un profumo leggero nell’aria, come un dito che ti tocca leggero il cuore. E come tante altre forme di arte puoi comprenderla oppure no, se mi arriva paura vuol dire che qualcosa mi ha trasmesso, come non importa. La forma dell’arte è libera, e, secondo me, l’artista, che copra la sua paura con tante parole oppure no è in ogni caso coraggioso per il solo fatto che fa questa cosa, si toglie dalla mediocrità e dalla routine e produce la sua opera, e la da in pasto a tutti.