Il dolore scava muri profondi, che assomigliano ai muri alti, ma sono alti al contrario. Ritaglia porzioni di mondo rassicuranti, perché abitate da una persona soltanto, al limite accompagnata da un pesce rosso (muto) e da una pianta grassa (capace di sopravvivere – com’è noto – senz’acqua e senza cure).

Il dolore si frammenta, come le facce d’un prisma che riflettono ciascuna la sua parte di luce, e la sua parte soltanto. Può derivare da eventi condivisi, ma poi si trasforma in un vissuto personale, che separa e divide: nessuno può capirti, nessuno. E tu, del resto, non puoi capire gli altri. Siete tanti, ciascuno solo.
Il dolore tira fuori il peggio, incattivisce, e riesce a convincerti che sei scusato di tutto: “con quello che ho vissuto io…”. Ed è forse questa la lotta: resistere al richiamo del dolore, il tuo, che s’impone come più profondo, più grande, l’unico “vero”. E’ un richiamo che vuole toglierti la voglia di sbirciare oltre i muri, di là. Per scoprire che ogni tanto succede qualcosa dall’altra parte.
Arianna
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Pubblicato da arikita
Che ci faccio qui, su questo pianeta? Di preciso non lo so. Me lo chiedo spesso, però. Per ora sono arrivata alla conclusione che sia per contribuire a rendere la realtà interna (me stessa) ed esterna (il mondo in cui vivo) un posto più accogliente per tutti. Per sentire mie le battaglie combattute in nome dell’uguaglianza, della libertà, della giustizia. Per esercitare la compassione e provare a comprendere.
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il dolore si vive soli ma si supera insieme, unico nella forma in cui ognuno lo vive ed elabora ma identico nel suo essere condizione umana, proprio della sensibilità che accomuna o dovrebbe accomunare il genere stesso. e così può capitare che quei muri alti al contrario vengano valicati da un lato o dall’altro o buttati giù mattone dopo mattone a partire da un’unica breccia.
il dolore incattivisce e giustifica ma ti rende in grado di comprendere il dolore altrui e dunque di sbirciare oltre i muri di là dove a volte trovi una lacrima, più grande o più piccola della tua, a volte trovi un paio di spalle forti ma girate e a volte una mano che si tende e ti accompagna per lasciare insieme il dolore alle spalle.
martulins
“il dolore si vive soli ma si supera insieme”… vero 🙂
Un abbraccio, Martulins.
Bellissima riflessione.
In effetti mi ci trovo, sempre si pensa che solo la nostra sofferenza sia quella vera, che quella degli altri sia minore. E’ davvero un inganno rischioso, perchè porta all’isolamento.