C’è un’aria fredda che non so: di rame
un fumo fino fino sminuzzato
dolce sì, ma d’un dolce d’aspartame
che effonde per le strade e per il prato.
Nei crani si fa un blocco di catrame
e il pensiero v’invecchia da neonato:
nessuno che si chieda il nero sciame
d’onde venga, quest’odio raffinato
che pure è nell’inspiro delle genti
criptato nelle parti per milione
cosicché, quando uno inizia a dire
farfuglia imbalbettato e va a morire
la speme poco dopo la ragione.
Non prima: ora siamo, deficienti.
Giulio