Ieri, spinto dalla curiosità di leggere il libro oggetto di questo post, sono entrato in una nota libreria del centro città, primo e principale riferimento per i milanesi per la rivendita – e conseguentemente la ricerca – di libri usati. Ho trovato il libro di seconda mano al primo colpo: discrete condizioni, non impeccabili ma più che dignitose, e in tempi di vacche magre vale comunque il prezzo dimezzato. Discorso economico a parte, penso esista in realtà una certa magia nell’avere fra le mani un libro “usato”, pur con tutte le assurde sfumature che il termine “usato” porta con sè, assimilando al concetto di “consumo” occhi che scorrono frasi e mani che sfogliano; forse, preferirei che i libri di seconda mano venissero definiti “letti” o “vissuti”, piuttosto che “usati”, il che renderebbe forse maggiore giustizia alla loro essenza.
Insomma, fatto sta che ogni volta che mi imbatto in un libro di seconda mano, “vissuto”, e sono in procinto di entrarne in possesso, un breve interrogativo su chi ne sia stato possessore mi si affaccia sempre alla mente, e questa occasione non è stata da meno. Anzi, questa volta la domanda proprio non sarebbe potuta rimanere silente: sulla prima pagina ci sono una dedica, “A Antonia / a tante serate / come questa / Cla“, ed una data dell’autunno di due anni fa.
Chissà come sarà stata, quella serata. Chissà se quella dedica racconta storie di amici che non si vedevano da tempo; o di sconosciuti incontratisi per caso in un caffè letterario, e quelle parole raccontano di un saluto un po’ bohémien, un po’ retrò, a fine serata; chissà se racconta di fidanzati, o di amanti, o di amiche; chissà in quale città si scambiarono quel libro, chissà se in un angolo di un centro sociale durante un concerto ska, o in un salotto letterario dopo aver ascoltato musica jazz, o seduti sul divano di casa di amici; chissà se quella serata autunnale fu piovosa o stellata, chissà. Chissà se Cla e Antonia si saranno rivisti. Chissà, chissà cosa penserebbe Cla, a sapere che dalle mani di Antonia il suo libro è scivolato tra gli scaffali dei libri di seconda mano di una nota catena di librerie milanesi.
Ma Cla non lo sa… forse. Meglio così. 🙂
ecco, escludendo la drammatica ipotesi che sia uno dei lettori di questo blog… 😉
Escludiamola, dài! Che sarebbe drammatica davvero! 😀
Dai Antonia, che tristezza!! Cla ti regala un libro con dedica e tu lo sbologni al mercatino dell’usato…eh no dai…non si fa così…
…e pensa a tutti quelli che non vengono smascherati da una dedica…
beh ma il libro regalato senza dedica ancora ancora…dai ha un filo meno di valore affettivo…
sì, questo è vero… il “chissà”, di fatto, è nato proprio da questo.
Ma che bello questo incontro 🙂
un doveroso ringraziamento all’ispiratrice inconsapevole! 😉
Un abbraccio 🙂
io te lo confesso, amo i libri di seconda mano, però mi scorre sempre un dubbio-brivido lungo la schiena, e immagino tutte le antonia sotto terra e i figli delle antonie a far pacchi da portare ai libracci della città. ecco, alla fine immagino così, perchè, cavolo antonia, se devi dare via il libro del cla almeno strappa la pagina della dedica, io l’ho fatto, e c’era proprio di mezzo un cla.
ma sai che non avevo pensato a questa ipotesi? non perché non fosse plausibile, no; intendo dire quando ho preso il libro in mano, e ho visto quella dedica scritta così, nella mia mente, istintivamente, ho pensato ad un cla (uomo) che ha regalato un libro ad una antonia a cui probabilmente non poteva fregare di meno. poi si sono aperti i vari “chissà”, tra i quali certo c’è anche il tuo. così non fosse, è vero, smozzare la pagina sarebbe stato un piccolo, ma importante, segno di delicatezza.