Devo oggi alzare gli occhi
ed osservare l’orizzante,
che la speranza mi viva
lontano da questa palude.
Ogni passo una conquista,
ogni metro sprofondo,
ho un fango che mi lega
come l’amore triste il cuore.
Non c’è oggi rondine in cielo
nè fiore nei prati,
c’è solo un vuoto assordante
l’urlo di un’anima costretta al silenzio.
Mi scrivo solitario dal mare
– vedo riemergere i ricordi dall’acqua –
mi chiedo perchè ritornino spettri
i dolori che ho sepolto ancora vivi.
Non c’è acqua che sciolga davvero
la salsedine della sofferenza,
non c’è lacrima che svuoti serena
l’amarezza di un amore appassito.
Così il richiamo del pianto
è come la morte per il suicida:
ciclica irresistibile condizione
il terrore di abbandonarmi ad esso.
Giacomo