La figlia di mia cugina, anni quattro, rimase colpita quando sua mamma le disse che sarebbe andata al funerale della nonna: “Ma come! E’ ancora morta?”.
In effetti.
La morte si può definire come l’evento irreversibile per eccellenza.
Una volta, e poi per sempre.
Eppure chi ancora vivo sperimenta la morte altrui la vede mutare d’aspetto, o meglio osserva variazioni negli stati emotivi che a quell’ancora morta si associano.
Inizialmente, l’incredulità, o a volte – nel caso di malattie lunghe e dolorose – perfino il sollievo: “Ha smesso di soffrire”. Poi (o contemporaneamente) un dolore acuto, a tratti rabbioso. Nostalgia, affetto, vuoto.
Certo: la vita continua. Ma ogni giorno rinnova a suo modo quell’assenza, mescolata ad altre, e nuove presenze.
Invecchiare, forse, significa proprio questo: notare le assenze, sempre più numerose, nella folla confusa dei vivi.
Arianna
Foto: Parigi 2013
Leggevo ieri un libro sulla crisi e sul lutto (libro stre-pi-to-so, tra l’altro). Parlava del poter rimettere in campo le risorse malgrado l’assenza. Invecchiare significa anche ripescarle, queste risorse, aver dimestichezza, convivere con tutto questo.
Titolo del libro? 😛
Grazie del commento, a presto!
“la crisi necessaria” Racamier, Taccani. Francoangeli. Son quelle robe da psi però, lo devi masticare un po’ di linguaggio.
argomento difficile, in questi giorni. non mi ricordavo così tanta intensità e difficoltà a dare un senso, e al temo stesso a parlarne con serenità, come di fronte alle (prime) domande ed alle (prime, lucide) constatazioni di un bimbo di (quasi) 5 anni (il tuo promesso).
Eh vabbè, è chiaro che quando uno ha a che fare con bambi di cotal fatta, genio e maturità e profondità e sensibilità (dici che sto esagerando?)… ha del filo da torcere!
Tra le tante cose sparse e disordinate che ho fatto, annovero un corso di formazione di “Filosofia per bambini”, che mi piacque assai.
Se ritrovo il libro (!),potremmo organizzare una sessione in casa Vanza!
Se non ritrovo il libro, improvvisiamo 😉