C’è sempre una prima volta.
Anche per gli insulti.
In realtà, il tassista che mi si è accostato, ha abbassato il finestrino e ha urlato: “Puttana!”, credo avesse voluto dire qualcosa tipo “ciclista di merda”, oppure “stronza”. Cosa che si può capire, del resto, perché ha dovuto pazientare un lunghissimo minuto prima di potermi superare. Ma un minuto a Parigi è un’eternità e quindi ha preferito usare il clacson: mi son fatta da parte, fermandomi a bordo strada (pedalare più a destra era impossibile in quel tratto strettissimo). Non pago, il tassista ha ritenuto fosse in suo diritto (o dovere) insultarmi. E tra i tanti insulti possiibli ha scelto “Puttana”. Se fossi stata un uomo mi avrebbe probabilmente apostrofato con “Figlio di puttana”, ché il male viene sempre dalla donna.
E ora un accorato appello: se dovete (perché a volte si deve, ne convengo) insultare una donna, scegliete un insulto appropriato alle sue colpe. Se si tratta, per esempio, di una professoressa stronza, chiamatela “stronza”… ma non “puttana”.
E’ proprio brutto sentirselo dire.
Arianna
Foto: Nadia Lambiase
nuoretins, associazione di idee: mi hai fatto venire in mente il post di oggi di redpoz. http://discutibili.com/2013/09/26/unbreakable/ leggilo se puoi, quando hai tempo.
(ma sei ancora a parigi?!?!? quando atterri qua che dobbiamo preparare il comitato? :-P)
Grazie per la segnalazione, ho letto e condivido.
Torno la prossima settimana! 🙂