Il nostro amore è una facciata barocca, dietro cui nascondiamo cantine, anditi bui ed enormi, inservibili, pieni di debolezza, scale immense e tortuose di dubbi, ansie, bisogni di compassione; dietro i cui marmi i giardini, appena visibili, sono rinchiusi, rachitici, costretti da altissimi muri e stipati, attorno, da case; in cui gli alberi crescono piano, come possono, senza l’aiuto del sole tranne che per qualche afosa giornata d’estate.
Il nostro amore maschera quello che siamo: rifiuti che hanno il coraggio di moltiplicarsi e la paura di essere felici. La compassione di cui abbiamo bisogno è più profonda del mare, più buia del grembo da cui siamo sbucati. Il nostro desiderio di trovare uno scampo a noi stessi, di sfuggurci è ciò che ci spinge ad essere veloci, sempre più veloci, fino ad ammazzarci, percorrendo delle strade che portano in chissà quale luogo infernale.