Lei ha un mare in tempesta oggi
che sbatte sugli scogli, sfascia
le barche ormeggiate al molo,
e porta l’immondizia sulla spiaggia.
Si sente sporca, immersa quasi
in un desiderio di rovina,
quale vendetta sarebbe distruggersi,
infangare per sempre, finalmente,
ciò che gli altri amano di lei stessa?
– Dov’è il fondo – si chiede,
– proverò piacere a raggiungerlo?-
-Voglio la solitudine più dura secca
e arida che persino l’argilla crepata
impallidirebbe al suo cospetto,
solo quando mi sentirò veramente
abbandonata nell’universo
dopo aver allontanato chi mi ama,
la mia rabbia riuscirà a gridare
alle montagne e ai venti il mio dolore
e solo allora riuscirò a svuotarmi
l’immondizia di questo mare in tempesta –
La rabbia, maledetto mondo che l’hai
repressa a tal punto che oggi la si discrimina,
così viene temuta a tal punto
che costretta al subconscio muove
l’essere all’autodistruzione, non sia mai
che nel rancore incatenato
ci si muova davvero verso l’amore
perché l’odio rischierebbe di sparire e
le lacrime invaderebbero gli occhi.
Abbiamo tutti bisogno di piangere fuori
gli abissi più oscuri del nostro spirito.
Giacomo