Lui prese l’autobus
(da noi le chiamano corriere)
E muto s’infilò nel guscio
dell’inverno come un pesce
.
Un venerdì. Pioveva e il cielo
Era una tavola di piombo
Ma c’era la promessa
Non è il caso di sottilizzare.
Lei scese i gradini uno ad uno
Si fermò guardando oltre il fango
Salutò qualcuno col sorriso
Un venerdì merdoso appiccicava
L’angolo del cuore sommergendolo
In pozzanghere di pioggia
Un venerdì d’inverno, freddo
Lui smise di fumare
Sgambettava sotto una grondaia
Dentro si sentiva un’acqua sporca
Pensava già a partire.
Un venerdì da niente, campidanese
Si respirava nuvole
Volavan basse tagliando il monte
In due, come un’arancia viola
Lei attraversò la strada
I piedi molli, la stanchezza
Già avvertita per telefono.
S’incontrarono sforzando
I denti di sorridere.
E presero pei vicoli a chiamarsi
A cercare di parlarsi
Temendo che ci si capisse
E commossi per ‘energia impiegata
Si lasciarono
Convinti di sbagliare
.
ed era anche 17
🙂
“E presero pei vicoli a chiamarsi
A cercare di parlarsi
Temendo che ci si capisse
E commossi per ‘energia impiegata
Si lasciarono
Convinti di sbagliare”
Versi magistrali!
troppo buona