Che fa qui
ad avvizzire tra le crepe del giorno?
Qual è il tuo scopo volgare
e quello sublime?
Quante frecce conti nell’arco della vita
e di quali ammanchi per fare centro?
Cosa ti nascondi, ancora
e quali confessioni, quali bisbiglii
ti sei concesso negli anni?
Ed anche:
sai perché sei nato?
Stai bene incastonato nel reale,
in questa slabbratura vergine del cielo?
Oppure ti manchi
ti manchi terribilmente?
Se anche tu ti mancassi…
Ti sono accanto.
Sai, accanto
ti sono inutile come un firmamento
nella notte acerba del mondo
nella notte senz’occhi,
se per niente ti manchi
se per nulla ti cerchi.
Foto: Algarve 2014
Giulio
Molto bella l’ultima strofa… quel “ti sono inutile come un firmamento”…
A me piace “slabbratura vergine del cielo” invece 😉 Voleva essere un riferimento allo strappo nel cielo di carta di Pirandello, ma con qualche accento in più. Più che uno strappo una ferita, slabbrata, difficile da ricucire e vergine perché per la prima volta, come un’unica caduta sulla terra, irreparabile.
Come se dal cielo vergine penetrasse, in giù, qualcosa, che fa l’essere umano e che allo stesso tempo è il suo rapporto con l’alto e la sua distanza da esso. Forse sto parlando dell’anima.
Nasce anche l’anima?
Sono riuscito a scrivere qualcosa per la “nascita” insomma 😉
Eh sì… direi proprio di sì! 🙂