Chissà che cosa racconteranno, un giorno, a quelli che saranno due adulti e le cui sequenze geniche già ora, pur non essendo ancora nati, hanno già abbondantemente sorpassato il loro quarto d’ora di popolarità warholiano, occupando pagine web, quotidiani, rotocalchi e tra un po’ anche fanzine. Chissà se diranno loro che sono nati da un errore, da una provetta scritta male, da un caso di malasanità e pure in un ospedale intitolato ad un uomo nobile di questo paese. Chissà come glielo diranno. Chissà se quei due individui, o anche uno solo dei due, farà il biologo o il ricercatore o quel mestiere l’avrà in odio perché qualche biologo, da qualche parte, deve aver commesso l’Errore. Chissà se saranno amati di meno, per questo.
Qualunque cosa saranno o faranno, di sicuro si diranno sorridendo: “Che culo!” 🙂
con stile, pragmatica ed efficacia comunicativa 😉
Sai, mi viene in mente quella poesia di Gibran:
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono”.
http://sensodellavita.com/2007/02/28/i-figli-gibran/
…che fa il paio con il mondo che abbiamo chiesto loro in prestito, nuoretins!
(e grazie ancora per il parere in anteprima, naturalmente)
La verità … le bugie … i segreti delle famiglie. Arriva, comunque, sempre il momento di voler sapere e scoprire la verità sul proprio passato e spesso è sofferenza: io l’ho provato sulla mia pelle.
non ho una risposta a questo. tante volte mi sono chiesto come mi sarei comportato in una situazione simile. d’istinto, sono portato a pensare che per più tempo e quanto più si “nasconde”, tanto più è difficile il momento in cui si affronta la verità. similmente, sempre d’istinto sono portato a pensare che l’angoscia o la naturalezza con la quale i genitori vivono la comunicazione non possa che riflettersi in qualche modo sui figli. ma, ripeto, non ho una risposta.
grazie per la tua riflessione.