dove i condomini
gli immigrati
le case accatastate
la spazzatura che s’accumula
il bianchetto alla mattina
la grande strada
che passa proprio qui
il treno che sferraglia di notte
sferraglia di giorno
sferraglia anche il respiro
e il tram che non arriva.
Com’è stare in periferia
del mondo
dopo tanto stare al centro,
dove la scuola
gli ospedali malconci
la connessione scadente
le famiglie abbandonate
le speranze disabitate
le donne domestiche
il lavoro che manca
la cattiva informazione
ché l’ha detto la televisione,
i giovani immobili
i pregiudizi che risalgono
la colpa ai cinesi
ai marocchini
agli albanesi.
Com’è dopo aver creduto
per quattro cinque decadi
d’essere in centro
tra la gente perbene
tra i nostri simili
(i dissimili ce lo hanno dato a intendere
di essere simili a loro).
Eravamo soltanto
periferia inurbata,
campagna concentrata
schiacciata distillata
messa lì apposta
nel vasto spazio economico
del tabellone
a far il gioco d’altri
giocatori sì, al monopoli
ma senza case e senza alberghi.
Giulio
triste bella vera
Leggo ora, grazie Elena 😉