Non credevo di desiderarlo così tanto, eppure vorrei proprio restare qui, in Italia.
Ho sempre sostenuto “a Torino o all’estero”: se non potevo stare nella mia città, tanto valeva andarmene in un Paese “migliore” (più ricco, più equo, più comprensivo e comprensibile).
E invece no.
Perché anche in altre città, in Italia, mi sento e mi sono sentita a casa.
Perché, pur non abitando dove son nata e cresciuta, resto comunque vicina, a distanza di treno, e posso decidere all’ultimo minuto, di prendere e tornare.
Perché anche se gli amici di sempre non posso vederli per una birra in settimana, mi sento più facilmente vicina, in sintonia, con le persone che incontro, e le nuove amicizie ricordano a volte un poco, a volte un tanto le storiche, quelle che “praticamente sorelle”.
Perché parlo italiano e posso sfoggiare tutto il mio repertorio (costruito con dedizione fin dai tempi delle elementari) di battute idiote.
Perché domenica abbiamo fatto le prove di teatro vicino a casa di mia nonna, un posto obiettivamente niente di che, ma per me così pieno di storie, di ricordi… e mi sono commossa.
Perché mi piacerebbe contribuire a cambiare qualcosa in meglio, e voglio provarci a partire da me, da qui.
Spero
(e tanti altri sperano con me: http://www.vogliorestare.it/).
Arianna
Foto: Montone, Umbria 2014
sempre bello leggerti, cara.
Grazie!
Guardando i frequenti servizi sull’argomento a volte vengo preso dall’ammirazione per il coraggio di alcuni migranti intervistati. Ragazzi appena maggiorenni con in tasca solo un telefonino che con determinazione spiegano di aver lasciato genitori e cari in Africa ed ora con sicurezza e speranza pianificano il loro viaggio rocambolesco verso una meta middle-europea. Penso ai miei figli, ammiro il coraggio della loro età.
Sì, anch’io ammiro il coraggio di parte (soprattutto nei modi che evochi tu), ma credo che ci sia anche un coraggio nel restare. E molto coraggio nel tornare, nei luoghi da cui tanti fuggono:
http://blog.vita.it/cervellidiritorno/
Vero. Grazie del video che ben esprime il tuo punto di vista 🙂
Grazie a te!
Anch’io. Ma non ero mai riuscito ad esprimerlo così bene 😉
Grazie, Giulietto!
Restiamo insieme, allora 🙂
Per quanto non abbia mai vissuto all’estero per lavoro, e per quanto mi senta idealmente una cittadina del mondo, sposo totalmente queste parole, Ari, e, nel bene e nel male, l’Italia è casa.
Ps: grazie per i due riferimenti
Eh sì, nel bene e nel male… però per me c’è una soglia di sopportazione (che poi è essenzialmente una soglia di sopravvivenza materiale), che potrebbe portarmi ad andare contro il mio desiderio, ed emigrare nuovamente. Una soglia oltre la quale la casa diventa prigione, la madre matrigna… e, con tutto il dolore che accompagnerà una simile mossa, potrei ancora trovarmi a scegliere di andar via, lontano da “casa”. Spero tanto di poter restare però!
mannaggia proprio il giorno in cui non c’ero alle prove la mia nuoretins si commuove. uffa, mi perdo sempre le cose importanti.
Ah beh ma mica mi son commossa davanti a tutti, “coram populo”… quindi il momento “commozione” te lo saresti perso in ogni caso 😉
Grazie per l’affetto, caro suocerins… Un bacione!