Se potessi, partirei senza assentarmi
saluterei chi rimane e chi raggiungo.
Respirando l’aria dei moli dal mio letto
le grida dei gabbiani e delle grù
miste al dolce ticchettio della mia sveglia
sarei dove non sono o potrei essere.
Partirei per terre selvagge e misteriose
lasciando un biglietto di commiato
che troverei io stesso, l’indomani
appuntato nel frigo con magnete.
Leggerei quelle parole di abbandono
e verserei una lacrima di addio
a quel gesto da poeta superato
appoggiato alla spalla consolatrice
del me stesso che è rimasto..