quietamente sulle antenne e i camini,
paziente riavvolge i nostri destini
ad un passato di case più rade.
Adesso l’inverno cupo c’invade
noi coi fucili, gelate le mani
tra lacrime d’aria e scoppi lontani
lassù sulla cima, che li nasconde.
Cristalli di odio nel cielo e di pietra
sepolta sotto la coltre di lei
che prima di sciogliersi ancora indugia
e come una vita fattasi goccia
scivola giù tra ricordi non miei
di un uomo morto di neve e di guerra.