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Tout le monde travaille
“Ho scelto questa casa di cura perché è vicina al metrò, speravo che i miei nipoti sarebbero venuti a trovarmi… beh, no! Lavorano! E i miei figli, pure! Tout le monde travaille…”.
Madame E. sarebbe molto più contenta se fossero i suoi nipoti a portarla a spasso. Invece, me ne occupo io.
***
“Quando torni?”, mi chiede mia nonna.
“A Natale”
“Fino a Natale stai lì? Non puoi tornare prima?”
“No, nonna, devo lavorare, ho delle cose da fare qui…”
“E cosa fai oggi pomeriggio?”
“Vado da Madame E.“.
Mia nonna sarebbe molto più contenta se fossimo noi nipoti a occuparci di lei. Invece, deleghiamo a un’altra persona.
Oggi non ho voglia di andare da Madame E.
Arianna
Foto: Nadia Lambiase
Mediterraneo
E’ possibile
E’ possibile vedere gli errori, vedersi errare, perdersi in salite troppo ripide, e non fermarsi a riposare. E’ possibile credere ai miti, raccontarsi cose, scoprire come, e cadere stupiti. E’ possibile aspettare qualcunoqualcosa, chiedere alle carte, provarle tutte, e rifiutare – testardi – gli occhiali rosa.
Arianna
L’anno che verrà
“Beh, dài, non può continuare così per sempre… no?”
“Guarda, fosse per me… dico: ma ci rendiamo conto di come siamo messi? La scelta qui è tra emigrazione oppure call center. Con contratto di merda, s’intende”
“Eh, lo so. Oppure stages non pagati, così ti fai mantenere a vita dai tuoi genitori (se possono permetterselo). E quando provi a rivendicare qualcosa, ti mandano via. Tanto c’è la fila dietro di te: ti rimpiazzano immediatamente”
“Sì, è vero. Però dovremmo essere più solidali tra di noi: se io vengo licenziato perché ho provato a protestare, tu non devi presentarti nello stesso posto subito dopo!”
“Ma figurati se possiamo parlare di solidarietà! Qui ognuno pensa per sé, e basta. Anche quelli che votano a sinistra sono come gli altri, ormai, c’è poco da fare. Hanno i loro obiettivi (rigorosamente individuali) e fanno di tutto per raggiungerli. Poi, quando si sono sistemati con lavoro, casa e famiglia, si preoccupano soltanto di far bella figura nelle chiacchiere da salotto, e stanno a parlare del declino italiano con l’aria indifferente di chi ha le spalle coperte. Da sempre”
“Sì, ma non può durare a lungo… le contraddizioni esploderanno, magari chi ha il lavoro garantito si troverà precario e capirà che bisogna organizzarsi collettivamente, magari gli immigrati…”
“Magari verrà una guerra, a rimescolare un po’ le carte”.
Arianna
In collegamento dalla Repubblica Centrafricana
… e con il crespuscolo anche il silenzio si appoggia sugli edifici di questa città. E si confonde con la polvere come un sudario tessuto da un sarto maldestro. La fine della brevissima e chiassosa campagna elettorale lascia il posto a un finesettimana addobbato di striscioni arancioni già gualciti e qua e là strappati. Il funerale per i due morti di un povero provvisorio bollettino di guerra si farà nella settimana successiva, quando le barriere che impediscono l’ingresso nella capitale permetteranno l’arrivo di parenti festanti dai villaggi. Per ora le boutique abbassano la saracinesca di legno umido, i depositi di bevande alcoliche chiudono in magazzino i resti dei bagordi pre-elettorali senza troppo preoccuparsi di recuperare i vuoti in vetro che resteranno tre giorni a testimoniare sotto i tendoni delle kermesse improvvisate ai crocicchi delle strade il tono del dibattito politico. Tacciono anche i clacson dei pulmini e non stridono più le gomme delle camionette militari sull’asfalto rattoppato per l’occasione: c’è scarsità di carburante e sigarette in città anche per permettere ai soldati del Presidente uscente di far bella mostra della propria forza dissuasiva di fronte alle case diroccate occupate dai comizi dei candidati d’opposizione. Gli operatori umanitari si sono già ritirati nelle rispettive residenze, obbedienti ai consigli diramati dalle Nazioni Unite durante tutta la settimana: si controlla la scorta d’acqua, la benzina super nei generatori, le scatolette di carne in gelatina, le fette biscottate Melissa, le olive greche in salamoia e quell’ultimo pezzo di Parmigiano Reggiano sottovuoto che lasciato il suo scaffale dell’Esselunga ci ha raggiunto attraversando mari e deserti. Radio Francia Internazionale tace da stamani, tra poco perderemo la connessione internet. Il contatto telefonico con le sedi europee delle nostre organizzazioni, e con le mamme, è assicurato dagli apparecchi satellitari. “Controlla la batteria, sbadato!”. Acqua ed elettricità non ci sono da più di un’ora. E’ insolitamente fresco a Bangui in questa stagione, dopo il tramonto. Porto due giacche a vento della Decathlon ai miei guardiani, fuori nel loggiato, e chiedo loro di assicurarsi della chiusura dei portoni esterni della concessione. Che cosa dici, quando dici Democrazia?
Alessio Salvadori