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AIRONI DI CARTA

Parole in origami attraverso la volta del cielo

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Tag: dialogo

Storie di straordinaria normalità

ottobre 1, 2014 ~ Amor et Omnia ~ Lascia un commento

shadow-101279_640“E adesso scendi dal quel diavolo di piedistallo per favore”, dove ti ci ho messo l’ultima volta con premi ed encomi… e va bene sono stata io a farmi il film, per intero, trama, protagonisti scene ad effetto e sai che c’è adesso ti preannuncio anche il finale: “The end!, come va?” leggi bene che in italiano pressapoco significa: “vai a spandere i panni sul balcone di casa tua!” … cosa? non hai una casa? ma davvero? povera stella! E cosa sarà mai? E’ da tempo che ti abitui a non averla visto che passi più tempo fuori di qui che dentro!… eh no! non iniziare con la storia che con me in casa non si respira, perché mi pare che tu per respirare abbia bisogno di diverse bombole di ossigeno che guarda caso sono tutte in vendita altrove… di cosa mi lamento? ecco diciamo che non mi lamento semplicemente faccio un fotografia a colori della disposizione dei mobili di casa: il sofà, il letto, la cucina, i quadri e tu! E se stai pensando che sono una rompiballe aspetta che te ne do viva conferma: sono una rompiballe patentata anzi da Oscar e allora? Tu sei noioso, paranoico, ansioso, arrogante e pure presuntuoso senza motivo, spari a zero su tutti sei approssimativo e inaffidabile ed io, neanche a dirlo, mi sono fatta fregare dai tre fiori che hai comprato un millennio fa e dalle parole dolci che hai letto sugli involucri dei cioccolatini, ma questo sarebbe ancora niente se non dovessi aggiungere che sei divertente come una domenica di nebbia e la radiocronaca delle partite di calcio a fare da sottofondo. E il sesso poi? Ne parliamo subito o aspetto un giorno così assorbi il colpo? … subito.. no lascio stare, alla fine su quello sono complice, non mi rendo affatto desiderabile! … ma che cosa fai sì con la testa? era sarcasmo, porca miseria…”

……………………. (pausa pranzo)

“….allora, alla conta di questa ennesima giornata di languide carezze e poesie d’amore dolci e delicate pensi di poterli togliere i panni sporchi dalla mia poltrona della lettura? …. dove diavolo sei? ma mi senti?… ah bravo hai tolto i panni sporchi.. hai tolto anche quelli puliti, hai tolto anche le scarpe dal corridoio.. ma..hai tolto anche…. Eh no! io ti amo”

© Amor et Omnia

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Quando ci prendiamo finalmente un po’ di tempo per parlare…

marzo 12, 2010marzo 12, 2010 ~ Giacomo ~ 4 commenti

AL BAR DI VIA NONIMPORTA

-Ma ciao, come stai?
-Bene dai, grazie.
-Tutto a posto si? Vita, lavoro…
-Sì, sì, dai. O Dio, a dire il vero mia moglie non è che stia proprio bene ultimamente sai, è all’ospedale, forse è una cosa seria, stiamo aspettando dei referti…
-Ma comunque tutto a posto per il resto no?
-Eh, per il resto sì dai.
-Bene dai, sono contento che stai bene allora, ci vediamo la prossima settimana per un caffè?
-Ok, ci sentiamo, in gamba.
-Ciao!
-Ciao!

NELLO STESSO ISTANTE IN UN ALTRO BAR VICINO A PISSIPISSIBAUBAU ALTRE DUE PERSONE PARLAVANO COSI’…

-Ma ti piace o no il lavoro che fai?
-Ma così così dai, son un po’ sotto stress…
-Ma comunque ti piace!
-Beh, non saprei esattamente, c’è parecchio da fare, poi è stressante…
-Stressante, che vuol dire? Non mangi più?
-Ma no dai mangio ben è che…
-Vai contento al lavoro? Riesci ad alzarti la mattina?
-Vado tutti i giorni a lavorare per quello, mi alzo ben la mattina non è che stia impazzendo, insomma, mi pesa, sto valutando se cambiare però, non è che son convinto proprio di quello che sto facendo…
-Ma sogni anche la notte del lavoro, cioè te lo sogni anche la notte?
-Ma no, non è che me lo sogno di notte, però non sono felice, ecco.
-Ma ti controlli? Perdi chili?
-Ma no, che dici! Di salute sto ben bene è che…
-E la notte comunque dormi, cioè, non è che non riesci ad addormentarti…
-No, no, dormo ben per quello! E’ che non mi convince, le mie aspirazioni sono altre, mi sento limitato, chiuso, ho dei sogni in testa…
-Ma di cosa ti lamenti scusa se stai bene? Non sei mica stressato sai!
-Ma no, non è quello il problema, non è che sono ultra stressato, lo so ben anch’io che non è quello il problema…
-E qual è allora?

STESSO ISTANTE, NEL BAR DEL BLABLA DI VIA PICCIPI’

-Cos’hai amore?
-Ma no, niente…
-Ma no dai dimmi…
-E’ che…ma no niente.
-Dai, sono tutto orecchi.
-No, dai lascia perdere, mi vergogno.
-Vergognarti perchè? Dimmi, non aver paura.
-E’ un discorso lungo, mi sento sciocca…
-Ma perchè sciocca?
-Temo che non mi potresti capire…
-Ma va là! perchè dubitare? Certo che ti capirò!
-Ma no, dai davvero, lascia stare.
-E invece no, se c’è un problema bisogna parlarne.
-Ma non è un problema, o forse si…
-Dimmi…
-No, dai, ci ho ripensato…
-Forza, vogliamo stare qua tutta la mattina?

E, SEMPRE NELLO STESSO MOMENTO, PER STRADA…

-Vorrei lasciare l’università…
-Sul serio?
-Ma sì, è che sono un po’ in crisi…
-Ma è un momento, vedrai che passa!
-Ma davvero, faccio una fatica, poi odio quello che faccio…
-Ma bisogna tener duro, è un momento!
-Non sono sicura che sia solo un momento, è da un po’ che ci stavo pensando…
-Ma hai le tue cose?
-Ma sei scemo?

Giacomo

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Il dialogo e l’ascolto

marzo 2, 2010marzo 2, 2010 ~ Giacomo ~ 4 commenti

Il dialogo non si fa con un muro ma con una persona.

Il dialogo presume qualcuno che ascolta, non qualcuno che è presente ma pensa ad altro, sarebbe nel qual caso poco diverso da un muro.

L’ascolto è Ascolto. Non dovrebbe esistere null’altro, non dovrebbe esistere una mente che pensa di aver già capito il senso di un discorso prima che questo termini, non dovrebbe esistere la presunzione di conoscere chi parla e di saper già dove vuole andare a parare, ne la presunzione di conoscere già lo stato emotivo di chi abbiamo di fronte.

Se non vi è distaccamento da questo non è chi abbiamo di fronte che ci parla ma la nostra stessa immagine mentale che abbiamo di lui e che può non combaciare con la realtà. E’ vivere un dialogo in un mondo onirico fatto dai nostri pensieri e non dalla realtà stessa. Un ascolto di un sogno, non della realtà. Sarebbe un ascoltare la nostra mente e non chi effettivamente ci sta parlando.

Dialogo presume Vicinanza. Vicinanza presume muoversi verso la persona che sta cercando di esprimersi. Muoversi verso la persona presume abbandonare ciò che pensiamo di aver capito, azzerare i pensieri e creare un vuoto mentale in grado di accogliere la Parola. Se ciò non accade non vi è vicinanza. Potremmo stare a 5 centimetri di distanza, sussurrarci qualcosa nell’orecchio, ed essere al contempo talmente lontani da sentirci tristi, perchè non vi sarebbe comprensione, non vi sarebbe vicinanza, ma solo due persone che in due mondi diversi, lontani, tentano di capirsi per un numero limitato di volte, finché non abbandonano l’intento dopo l’ennesima sconfitta.

Vicinanza è tentare, ancora, e ancora, e ancora, un contatto, di farsi capire, per l’ennesima volta, con pazienza, con immensa pazienza, ancora una volta, finché non accade.

Nel momento in cui termina la pazienza di cercare un Contatto, di cercare una Comprensione, un Ascolto, un Dialogo, termina anche la Vicinanza. Quando non si ha voglia di tentare ancora, per l’ennesima volta, un punto d’incontro, di intesa, è la sconfitta dell’amore e dell’affetto con quella persona, la caduta dalla quale non ci si rialza più, il primo passo nel senso opposto, la lontananza.

Le persone che conosciamo ci offrono continuamente una serie di informazioni su loro stesse, dalle loro parole, dall’intonazione di voce, dalle pause, dalle espressioni facciali… Indizi che ci avvicinano ad una comprensione della persona che abbiamo di fronte.

Tuttavia nel momento che pensiamo di aver capito, di aver compreso, quegli indizi sono come addensati in un’immagine densa e statica nella nostra mente di quella persona. E’ come un immenso sudoku emotivo che addirittura cambia a sua volta nel tempo, abbiamo indizi che in quella casella ci sta un nove ad esempio ma non abbiamo prove certe e nel momento che scriviamo il nove potrebbe essere che ci andava proprio un otto.

E proprio come un sudoku, se sbagliamo un numero soltanto sbagliamo tutto il resto, a catena. E’ come dover decifrare dei messaggi in codice. Gli indizi ci avvicinano ad un  “codice”  per decifrare, decriptare, ma tuttavia il codice “univoco” da applicare sempre ed in qualsiasi situazione non esiste.

L’ascolto non è adattare le parole all’idea che già abbiamo in mente, quello è invece il fraintendimento che accade quando non c’è Ascolto e che si consolida nel tempo quando non c’è Vicinanza.

Se leggo ciò che mi viene detto cercando contemporaneamente di constatare se collima con l’immagine mentale che mi sono creato in precedenza,  sarebbe manipolare le parole intendendo significati che io stesso voglio capire.

Allora chi mi parla, pur cercando parole per esprimersi, verrebbe inevitabilmente frainteso perchè filtrato dalla mia mente. Darebbe voce a ciò che voglio mi venga detto, nel bene o nel male che sia. Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Io aggiungerei per renderla più chiara: “e di chi vuol sentire ciò che vuole”.

Capite anche voi che è un bel casino.

Giacomo

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