Parte 1: Adagio sostenuto – Presto- Adagio. Tempo 1
Il mare respirava, la brezza portava verso terra la sua freschezza, dalla terra provenivano rumori semplici: cicale, grilli, gabbiani gracchiavano insieme. Le piante crescevano un po’ ovunque. I ruvidi scogli erano le casette di paguri e di piccoli, rossi anemoni. L’acqua era trasparente e mostrava il suo fondale. Triglie, muggini si rincorrevano. Ogni tanto si sentiva lo schiocco delle chele dei granchi che tentavano di afferrare la loro preda. Il mare continuava a mandare acqua alla riva frastagliata. La sabbia sembrava essere tanto assetata da non lasciare una sola goccia d’acqua su di essa. La salsedine si radicava nelle narici e dava quella sensazione marina che lì per lì sembra estranea ma che sa di intimo e che provoca piacere. La luce dell’alba si diffondeva sotto ogni pietruzza. Le nuvole, bianche, grigie, azzurrognole e rossastre sembravano alternarsi su, nel cielo.
Lui si avvicinava al mare piano piano, con calma. Ogni tanto si guardava intorno e non notava nulla fuori posto. Si accingeva a toccare il mare. L’acqua era accondiscendente e sembrava invitarlo al bagno. Egli non si tirava indietro e dopo essersi tolto ogni vestito si tuffava. La sua anima si disperdeva nel mare senza chiedere il suo permesso. Nuotava e nuotava, sempre più lontano dalla riva. La freschezza e il suono del mare erano dentro di lui. Il suo respiro e i suoi pensieri si annullavano all’interno dell’acqua. Questa si prendeva dolcemente cura di lui, senza pretendere qualcosa in cambio. Sempre più lontano vagava con il corpo. Lo spirito ormai non c’era più. Si immergeva e andava sotto l’acqua. Il cielo e la terra erano sopra e lontano a lui. Non c’erano più neanche quelli. Solo per riprendere fiato egli tornava su e come se quest’obbligo gli pesasse, subito preso egli si rimmergeva senza provare alcuna sofferenza.
Il vento andava e veniva. Il mare impassibile continuava la sua esistenza. La terra calda ospitava i suoi animali.
Alla fine, stanco e spronato sa che deve ritornare a terra. Prima torna in superficie, l’acqua gli rende libere le orecchie ed egli riprende a sentire: lo sbuffo del suo corpo che emerge, il suo respiro, il battito del suo cuore, le voci della terra, degli uccelli e degli insetti. Si avvicina, tocca terra e si mette a sedere su di uno scoglio, piatto e senza spigoli. L’acqua ancora gli arriva alle caviglie.
Ormai completamente asciutto, si riveste da capo a piedi e se ne va, felice della nuotata e stanco, come tutti coloro che provano un piacere intenso.
Parte 2: Andante.
Macchine che vanno e vengono, persone che parlano, persone che gridano. La città e la sua voce, la sua vita. Il gas delle automobili è il suo odore. Uomini e donne si guardano di sfuggita, il tempo sembra mancare loro per guardarsi e riflettere su di essi. La vita sembra essere incessante e continua ma si avverte una discontinuità costante e una netta separazione tra l’affanno continuo e i sentimenti. Semafori, luci, insegne e alberi a filare. Tutto si susseguiva in una unità apparente che non era comprensibile. L’uomo e la sua necessità di ordine avevano creato la città. Città come immagine e somiglianza dell’uomo sociale, dell’uomo politico, dell’uomo che cerca uno spazio nell’universo e si sente di doversi distaccare dalla natura. La grande città dava a molti la possibilità di sfogare i propri bisogni eppure le vetrine di esposizione continuano a moltiplicarsi, gli oggetti esposi, tutti così simili, sempre aggiornati. Le mamme che portano in strani passeggini i loro bambini si fermano a guardare le vetrine di vestiti. Le scuole sempre gremite sono delle piccole giungle, delle città nelle città. Come un albero ha i suoi rami la città ha le sue strade. I palazzi oscurano intere vie e hanno le loro radici nel sottosuolo, dove ci sono le fogne, i canali del gas, i tubi della corrente. I complessi industriali rigurgitano continuamente i loro prodotti nell’aria e questa non sempre è trasparente. La nebbia a volte trasfigura i visi, altera i sentimenti, sospende i pensieri.
A mezzo giorno lui va alla ricerca di una libreria. Entra all’interno e vede interi scaffali riempiti di libri, accatastati l’uno sull’altro, senza una vera e propria coerenza. Si guarda in giro e tutto quello che vede sono titoli, immagini di cantanti famosi, disegni per i bambini. Non cerca qualcosa in particolare e si lascia guidare dal suo spirito. Alla fine trova un libro che sembra interessargli, lo apre e lo sfoglia un po’. Non gli piace più. Si tratta di un libro ormai vecchio, usurato tanto nei fogli quanto nelle idee. Lo appoggia e cerca altro. Trova un libro di un calciatore ma non lo attrae, trova delle immagini di una cantante ma non è interessato. Libri di filosofia, libri di arte, esistono libri su tutto ma quando si cerca un libro spesso, nella mole infinita, non si scorge nulla che ci faccia sognare. L’uomo pagherebbe per un sogno. Si sogna troppo poco nel caos. Cerca e non trova. Alla fine si arrende. Decide di andare in un negozio di dischi. Si dirige nella sezione della musica classica e lì si mette a guardare con avidità tutti i titoli. Ad un tratto gli viene un lampo e trova il disco che fa per lui. Sonata in la maggiore n. 9 op 47. Chiude gli occhi, la riascolta nel pensiero. Era una delle musiche della sua infanzia ma non aveva avuto più modo di ascoltarla. Decide di prenderlo. Paga e se ne va.
Parte 3: Finale – Presto.
Sarà ormai notte fonda e lui starà ormai dormendo. Sognerà tranquillo nel profondo. Viaggerà lontano coi pensieri, coerenza incoerenza, verità falsità, nulla esiste nei sogni tranne che i sentimenti e le emozioni. Ciò che non vive nella veglia spesso nasce nei sogni. Illusioni, fantasmi e speranze prendono corpo e a volte si spera che non ci si svegli mai più. Il sonno è spesso salvezza, rigenera le fatiche, rigenera il morale, il sogno è spesso più vitale della vita cosciente. Sognerà. Egli si immagina di fronte al mare. Lei lo accarezza sulla nuca, lui le toglie pian piano i vestiti e incomincia ad accarezzarla prima sulla nuca, poi con l’altra mano le tocca il seno e i capezzoli, contemporaneamente le sfiora i fianchi, abbassa ancora la mano e le accarezza le grandi labbra. Lei lo bacia teneramente sul collo e sui capelli. Il suo naso le sfiora la guancia. Chiude gli occhi. Si amano sulla spiaggia al tramonto. Si distendono l’uno a fianco all’altra, si parlano dolcemente, si ascoltano e non hanno bisogno di sapere nulla se non che l’uno capisce l’altra e l’apprezza e viceversa. Si sente l’andante della sonata n.9 come se spirasse nell’aria del mare. Si guardano negli occhi e non provano imbarazzo, sanno che il loro amore è reciproco. Si abbracciano e si baciano. Quando le labbra si incontrano un senso di morbidezza li avvolge entrambi. Lei è così soffice e semplice e lui rimane stupito da tutto questo. I loro respiri, i loro odori diventano unici, indistinguibili. Nell’intimità profonda si perde la propria coscienza, l’intimità è soffice, rossa-rosa, tenera e morbida. La sensazione di sicurezza, di felicità si mischia a quella di piacere. Loro si condividono senza timore la loro intimità. Non esiste solitudine nella condivisione dei sentimenti profondi, nella condivisione dei piaceri della natura. Dormirà a lungo e teneramente giacerà nel suo letto a sognare, sognare e sognare.
Guida alla lettura – i temi del racconto:
Il tema del valore ciclico del tempo ( la prima parte è al passato, la seconda al presente, la terza al futuro ), il tema del valore dell’esistenza trasfigurato nelle immagini ma preciso ( nel primo si torna ad uno stato di natura dove la natura è madre ma non traditrice e l’uomo è figlio che si allontana dispiaciuto dalla sua nutrice. Nel secondo c’è il rifiuto del mondo cittadino fatto di sostanziale indifferenza e rigetto dell’essere e del suo intimo, e per questo vi sono immagini che richiamano la sofferenza e il rifiuto. Nel terzo invece si ritorna nello stato di natura ma c’è un superamento rappresentato dalla presenza della ragazza, l’uomo non è più solo ma è compagno di vita. E la ragazza è richiamo non solo sessuale, non solo amoroso e sentimentale ma è la descrizione dell’intimo di ognuno. ), il tema del valore simbolico ( tutto il racconto è strutturato come una sonata per pianoforte e violino, come quella che compra “lui”, ma non è solo nella struttura. Il personaggio è neutro, non ha neanche nome, ma si fa carico di valori universali che solo nel sogno riesce a ritrovare; il racconto è del tutto analogico, è una immensa metafora, è il simbolo ), il tema della vita nei suoi sviluppi ( nella prima parte l’acqua “partorisce” e l’uomo è così il concepito; nel secondo episodio lui vive solo, e non si trova a suo agio -tipico del mondo dell’adolescenza-; nel terzo lui sogna la speranza del futuro ), il tema del valore della sessualità ( presente in tutti e tre le parti ed è un sotteso filo-conduttore: nel primo è anteriore, nel secondo è assente perché nella città neanche il sesso si può fare senza compromettere la propria identità -che è turbata dalla invadenza della città e dalla sua indifferenza-; nel terzo è invece direttamente esplicito, per quanto sia in sogno -e qui si torna al tema del simbolo- senza però essere sgradevole o volgare ), il tema del valore dell’introspettività e della psicologia ( tutto il lavoro è il frutto della domanda: cosa prova l’uomo in sé nei vari contesti? E cosa ha l’uomo di più prezioso? -la risposta c’è e ti invito a trovarla, e tu che sei psicologa la devi assolutamente trovare! ); il tema della musica come sospensione dal dolore ( nella prima parte lui non si deve salvare perché la natura provvede, nella seconda parte deve essere salvato dall’indifferenza e si rifugia non sui libri ma sulla musica, nella terza parte, che è la parte della salvezza per quanto sia solo in sogno, è parte del sogno ), il tema della differenza realtà\sogno ( è da notare come la realtà sia ambivalente, sia positiva che negativa -prima parte e seconda sono in antitesi e la terza è il superamento- ma non lo è il sogno che invece sembra essere la più positiva delle fuoriuscite dalla realtà ).
Si ringrazia per lo scritto
la collaborazione di
Giangiuseppe Pili
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