Un passero si posa su un ramo
indugia
un altro passero
gli si fa accanto.
Indugia.
C’è un nido forse?
Poi un passero
spicca il volo indicando
il tempo breve di un amore.
Parole in origami attraverso la volta del cielo
Un passero si posa su un ramo
indugia
un altro passero
gli si fa accanto.
Indugia.
C’è un nido forse?
Poi un passero
spicca il volo indicando
il tempo breve di un amore.
Non sono bravo,
davvero un po’ goffo,
cerco, ci provo,
vorrei farti capire
che è primavera,
ma finisce sempre
che le parole son troppe
o troppo poche.
Fa ridere che quando è inverno
diventano magicamente giuste,
solo che sono gli alberi
che non germogliano più.
La vita nella morte, l’inizio nella fine.
Se un giorno veramente accadesse?
Se un giorno davvero il nostro pianeta dovesse scontrarsi con qualche altro corpo celeste?
Che importanza avrebbero tutti i nostri sforzi?
Che importanza avrebbero tante delle nostre liti? Tanti dei nostri malesseri? Tanti dei nostri desideri?
Dopo aver visto il film (melancholia) non ho potuto non pormi queste domande. Ma soprattutto mi son chiesto se giá non siamo nella stessa situazione. Sembra un’affermazione da infelice depresso ma tutto prima o poi finirá, perchè la nostra vita biologica ha un limite imposto di tempo purtroppo insormontabile (ditelo pure anche al nostro premier). Cosa ci rimane dunque? Per cosa vivere il restante tempo della nostra vita? Davanti alla morte sembra che tutto perda senso. Ma forse perde senso solo ciò che senso non ha. Forse serve una presa di coscienza vera per cominciare a investire le nostre energie e i nostri sforzi verso obiettivi di un certo spessore e riguadagnare quel senso che ci manca, quella dignitá interiore perduta.
Serve una collettiva riorganizzazione delle nostre priorità.
Forse nella più intima e sentita presa di coscienza della nostra futura morte potremmo trovare la chiave per vivere al meglio il nostro tempo, perchè forse proprio nella fine giace il senso più profondo della vita e della felicitá.
Giacomo
Io e il mio (ex)ragazzo qualche mese fa ci siamo lasciati dopo tre anni di rapporto, era una storia molto seria, infatti convivevamo da un anno e mezzo. Ma non voglio dilungarmi sul come e sul perché, e non voglio parlarvi di cosa si prova a doversi reinventare una vita senza la persona con cui si stava 24 ore su 24, questo è tutto un altro paio di maniche.
Vorrei parlare un po’ invece del resto, del contorno. Allora dovete capire che in tre anni io avevo stretto molti rapporti con altre persone connesse a lui: amici, genitori, sorelle. E a tutti volevo (e voglio) bene.
Ora, un po’ perché io e questo ragazzo non siamo proprio in ottimi rapporti diciamo, un po’ perché la sua famiglia vive in un’altra città, io queste persone non le ho più viste né sentite, ma sinceramente mi mancano e quindi ho cominciato a farmi delle domande.
E’ giusto che io non le senta e non le veda più? Dovrei telefonare, scrivere? Ma in realtà, cosa cambierebbe? Quello che sto cercando maldestramente di dire è: se delle persone escono dalla mia vita, nel senso che non le frequenterò più, come può il rapporto non morire inevitabilmente? Ha un senso dirsi: “Ciao, come stai?” “Bene e tu?” e poi? Dopo le prime volte non si esauriscono infine gli argomenti?
Io penso che se non ci si vede e non ci si vedrà mai più… la persona è uscita, è andata dalla mia vita.
Ma se è così… accidenti! Io stringo rapporti con delle persone, e questi possono finire, schiantarsi, “the end”, e non sono io che ho deciso di troncarli. In questo caso è stata una conseguenza della fine del mio rapporto sentimentale, ma potrei perdere altre persone a cui tengo per cause diverse.
Insomma alle persone dopo un po’ ci si affeziona, diventano parte della nostra quotidianità, che non ci si pensa neanche a quanto è fragile quel rapporto che non sembra importante, e forse non lo è, ma è pur sempre un rapporto tra due persone!
Ecco io ho proprio bisogno di chiedervi cosa ne pensate. Vorrei sapere se sono io che vedo le cose in modo strano, se sono io che non sono capace di mantenere rapporti con le persone, o se invece è una triste verità questa, e bisogna mandarla giù e basta.
Ciolli