Da secoli l’antropologia culturale rileva un fenomeno la cui dinamica è singolare e per lo più sconosciuta: a cadenza annuale, presso numerose popolazioni del globo, si assiste ad un curioso assembramento di clan in concomitanza con i giorni del 24, 25 e 26 dicembre. Durante queste assemblee si consumano lauti banchetti, si riallacciano i contatti con membri del clan con i quali, durante l’anno, non si hanno avuto contatti, e ci si scambia dei doni. Nella stessa occasione, si ha la possibilità di risolvere vecchi conflitti o crearne di nuovi. Antropologi e sociologi ipotizzano si tratti di una drammaturgia ricorsiva, vale a dire un rituale che una comunità svolge, ma è ancora oscuro il fine di questo drama – nel senso di performance – collettivo. Numerose ricerche hanno permesso di rilevare, per questo particolare fenomeno, il nome di Natale (nei rispettivi idiomi), e si ipotizza un legame con certi sistemi di credenze molto diffusi a livello globale, ma una branca delle scienze sociali è più orientata a considerarlo un fenomeno correlato allo spirito del capitalismo e alla globalizzazione degli stili di vita. Il carattere rituale e drammatico del fenomeno rivela all’occhio dell’osservatore sociale diverse criticità che riguardano, in prima istanza, il senso che questo incontro può avere per i partecipanti, in un’ottica futura. Il rinnovo dei contatti, persi o non coltivati nell’intervallo fra un Natale e il successivo, non sembra avere un’intensità tale da creare presupposti per la ripresa futura dei contatti, e questo potrebbe dipendere dalla consapevolezza che i partecipanti hanno della ritualità del fenomeno stesso – si aspetta il prossimo Natale, che sembra concedere l’indulgenza per il mancato rispetto degli standard comunicativi intra-clan. Lo stesso utilizzo massiccio del cibo come elemento simbolico, o meglio la convivialità come culto del clan, e lo scambio di doni, simile a quello delle popolazioni antropologicamente significative, potrebbero rappresentare una chiave di interpretazione del fenomeno “Natale”, ma gli studiosi, a dirla semplice, ancora brancolano nel buio.
Gianmarco
27 dicembre 2320
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