– Ciao.
– Dimmelo.
– Cosa?
– Dimmi qualcosa.
– Non ho niente da dirti.
– Non hai niente da dirmi.
– No.
– È qualcosa.
– Cosa?
– È molto.
– …
– …
Gianmarco
– Ciao.
– Dimmelo.
– Cosa?
– Dimmi qualcosa.
– Non ho niente da dirti.
– Non hai niente da dirmi.
– No.
– È qualcosa.
– Cosa?
– È molto.
– …
– …
Gianmarco
La banda dei sogni interrotti sta accumulando seguaci in tutto il mondo, ogni giorno, sempre di più. Chi è privo di addestramento verrà sicuramente convinto ad entrarvi. Preparatevi. E’ possibile che giungerà anche il momento della vostra prova. Voi rimanete saldi aggrappati al timone. Non cedete. Conservate la speranza.
Cronaca: Mercoledì 24 gennaio 2010.
Marco. 22 anni. Verona. Studente in Economia e Commercio. Innamoratissimo di Luisa fanno coppia da 4 anni.
Ilaria. 25 anni. Pisa. Studentessa di Agraria, innamoratissima di Giorgio, 27 anni, Pisa. Fanno coppia da 8 anni.
Giovanni. 19 anni. Salerno. Studente di Liceo scientifico innamoratissimo di Camilla, 19 anni, Salerno. Fanno coppia da 1 anno.
Roberta. 33 anni. Como. Impiegata innamoratissima di Luca, 38 anni, Varese. Fanno coppia sposata da 5 anni.
Marco, Ilaria, Giovanni e Roberta non saranno più gli stessi. A seguito delle loro disavventure sono entrati nella numerosissima banda dei sogni interrotti. Il loro ideale di amore, di purezza, di dolcezza, di sincerità è stato infranto per sempre. Non crederanno mai più nell’amore perché il sogno interrotto fa più male di qualsiasi altra cosa. Disillusi di tutto e della vita ora vegeteranno incapaci di provare spontanee e profonde emozioni. Forse un giorno, forse, la loro ferita si rimarginerà, e riusciranno di nuovo a fidarsi delle persone, ad amare liberamente. Forse invece non sarà mai così perché l’hanno giurato a se stessi: ad ogni costo non si faranno fregare di nuovo.
Giacomo
«Ale, non puoi andare avanti così. Non sarai mai certa al 100% di poterti fidare. Ma al momento non hai neanche la certezza di non poterti fidare, hai solo sospetti, proiezioni delle tue paure, ossessioni che ti tormentano, ma senza nessun riscontro reale. Secondo me devi prendere una decisione: fidarti o no»
«Non ti capisco»
«Quello che voglio dire è: scegli di fidarti di Simone e smettila di cercare prove a sostegno della tua scelta. Oppure, se non ce la fai, scegli di non fidarti e lascialo. Ma accetta il fatto che si tratti di un atto di fede, qualunque cosa tu decida. Non cercare prove inconfutabili a sostegno del fidarsi o del non fidarsi. Non potrai mai essere sicura che Simone non ti tradisca»
«Cosa vuoi dire, scusa? Simone mi tradisce? Come lo sai?»
«Ale, calmati, per favore. Simone non tradisce, te l’ho già detto mille volte come la penso»
«Ma come fai a esserne sicura?»
«È proprio questo il punto: non ne sono sicura! Ci credo e basta! Mi fido, è come una fede, non ne sono certa nel modo in cui sono certa che due più due fa quattro»
«Quindi dovrei fidarmi di Simone, pur sapendo che potrebbe innamorarsi di un’altra (di Michela, ad esempio), che potrebbe tradirmi e chissà cos’altro ancora?»
«Esatto»
«Ma come faccio, scusa? Sere, dimmi la verità: tu pensi che Simone mi tradisca con Michela?»
«No, Ale, sai come la vedo, lo sai, te l’ho ripetuto un sacco di volte. Però quello che ti voglio far capire è questo: se pretendi di avere la certezza matematica di poterti fidare di Simone, ti ammalerai e basta. Mica state insieme 24 ore su 24! Se volesse… potrebbe. Come chiunque, del resto! Insomma: la fiducia è una fede, non la puoi dedurre logicamente o dimostrare scientificamente. Ce l’hai o non ce l’hai. Se non ce l’hai, puoi costruirla, senza rincorrere certezze impossibili però»
«Ma… io non ce la faccio!»
«Lo so, è difficile…»
«Ho rovinato tutto! Mi lascerà?»
«No, sei ancora in tempo, però devi cambiare qualcosa, non puoi continuare così»
«Scusa, Sere, io…»
«Non ti preoccupare, non ti devi scusare di niente»
«È che io ho sempre pensato di essere forte, ma non è così: la verità è che sono debole, molto debole. Se Simone mi lascasse, io…»
«È proprio questo il problema, forse. Sei troppo dipendente da lui, dalla vostra relazione»
«Non so proprio cosa mi stia succedendo… anche prima, quando ho insultato Michela… mi dispiace»
«Lo so. Non ci pensare più».
Arianna
«Che troia, puttana! Dico: ma l’hai vista che oca? Miss Cetriolino, tutta magra com’è. La odio»
«Ma si può sapere di chi stai parlando?»
«Ecco, vedi, sei la solita: smettila di fare la finta tonta!»
«Ho capito: di nuovo Michela»
«Vedi che fai la finta tonta? Secondo te, se dico “che puttana” di chi parlo? Di quella troia, naturalmente! Ma hai visto come fa con Simone?»
«Calmati, Ale, non prendertela così»
«Ma stai scherzando, spero? Una troia puttana che mangerà solo cetrioli per essere così magra (che poi secondo me non è neanche carina) ci prova col mio ragazzo e io dovrei stare zitta? Ma siamo impazziti?»
«Ale, lo sai meglio di me che il problema non è Michela, e smettila di chiamarla in quel modo, dài»
«Ma hai visto come si comporta? E poi, scusa, sei amica mia o di Michela? Devi sempre difendere tutti tu, sei snervante! Adesso mi verrai a dire che non ce la devo avere con Michela se fa l’oca con Simone? E comunque per tua informazione la chiamo come merita di essere chiamata, quella troia»
«Cosa dice Simone di tutto questo?»
«In che senso, “cosa dice Simone”? Cosa vuoi che dica? Non capisce niente, come tutti gli uomini, del resto»
«Ma ne avete parlato?»
«Certo! Lo sa perfettamente quanto mi dà sui nervi quella troia. Lui dice che non ho motivo di essere gelosa… ma io non sono gelosa per niente! Semplicemente non sopporto Michela, deve sparire dalla circolazione: è tanto difficile da capire?»
«Ale…»
«Dimmi una cosa, sinceramente: secondo te Michela è carina?»
«Ale, non credo che ti faccia bene…»
«E quanto è odiosa quando fa la finta intellettuale! Ma l’hai vista? Se la tira soltanto perché fa la giornalista. Che poi: “la giornalista”, puoi capire! Scrive per quel settimanale sfigato per casalinghe frustrate… proprio una cosa di cui andare fieri, eh! Ma non mi hai ancora risposto: è carina, secondo te?»
«Ale, davvero, non penso sia questo il punto…»
«È più carina di me?»
«Ascolta, ti prego…»
«È più carina di me?»
«Ti ammalerai se continui così! Cerca di evitare i paragoni, non siamo qui per stabilire chi è la più carina! Lo so che è difficile, lo so, ma non ti fa bene tormentarti in questo modo. Ci saranno sempre ragazze che ti sembreranno più carine, più interessanti, più tutto di te!»
«Sere, dimmi la verità: secondo te a Simone piace Michela? Mi fa impazzire questa cosa, mi fa impazzire. E non so più cosa fare, non so come uscirne… non mi sono mai comportata così! Non hai idea delle scenate che faccio a Simone, sto rovinando tutto»
«È normale, tutti abbiamo delle insicurezze! Anch’io provo gelosia a volte, cosa credi?»
«Ma perché? Perché sono ossessionata da Michela? Tu dici che è una questione di insicurezza… forse hai ragione. Però è la prima volta che mi comporto così. Perché d’un tratto non riesco più a fidarmi di Simone? Ho sempre bisogno di controllarlo, di sapere dov’è, con chi è, prima non ero così. L’altro giorno ho fatto una cosa terribile…»
«Cosa?»
«Ho letto le sue mail. Lo so che non avrei dovuto, lo so. Ma non ho resistito: aveva lasciato il computer acceso… non ho trovato niente di compromettente però… voglio dire: ti rendi conto di quello che ho fatto?»
«Non ci pensare»
«Come ho potuto?»
«Ora piantala di sentirti in colpa: non serve a niente!»
«Sì, lo so, hai ragione»
Arianna
«Dài, raccontami com’è andata ieri sera… »
«Sono andato a cena da lei, abita un po’ fuori città, una grande casa, vista sul mare. Per fortuna non eravamo soli. Abbiamo mangiato, bevuto, lei rideva, mi cercava con lo sguardo, mi sfiorava le mani, ma in maniera impercettibile e io pensavo: “No, non mi sta toccando, è solo la proiezione del mio desiderio”. I suoi amici sono andati via presto, lei mi ha fatto salire in camera, abbiamo bevuto ancora, lei rideva, mi guardava con quei suoi occhi neri grandi così – ti giuro – grandi così. Ad un certo punto ho detto: “Io vado”. Ma non riuscivo a muovermi. Restavo seduto sul letto, comandavo alle gambe di alzarsi… ma loro niente, immobili, ero paralizzato. Ho ripetuto: “Io vado”, l’ho ripetuto almeno quattro volte.
Su di me l’azione di due forze opposte e di pari intensità: l’attrazione per lei, quegli occhi, il seno, le labbra… non mi ci far pensare. E poi il rispetto per Valeria, per la nostra relazione. Ad un certo punto, non so come, mi sono alzato. Sono riuscito a muovere i passi che mi separavano dalla porta… “Ti accompagno”. Miracolosamente, ho avuto la forza di rispondere: “No”. Lei non ha insistito. Appena salito in macchina ho pensato: “Sono salvo. Per questa volta, sono stato fedele”.
Ma quanto durerà? E poi, c’è mancato talmente poco! Se avesse fatto un gesto diverso, se avesse per esempio accavallato le gambe o se si fosse scostata i capelli dal collo… sarei stato fedele? Voglio esserlo, andare contro la mia natura? In fondo, la monogamia non è naturale. Però se penso che Valeria possa tradirmi, mi sento morire. Quindi devo essere fedele anch’io, mi dico. Eppure conosco tante persone che non lo sono, e che non si fanno dilaniare dai sensi di colpa. In silenzio, tradiscono. A volte mi chiedo: sarei più felice se mi concedessi il diritto alla poligamia? E Valeria? Sarebbe più felice se potesse tradirmi? Forse mi tradisce a mia insaputa? Non ci stiamo forse ingannando tacendo la sofferenza della monogamia?
Oddìo è Valeria! Si è già svegliata… ti richiamo!»
«Buongiorno, amore. Com’è andata la cena ieri sera?»
«Normale. Niente di che».
Arianna